Da quando sono piccola mi capita di immaginarmi in altre vite.
Spesso sono una scrittrice, seduta in un cafè intenta a scrivere davanti ad una finestra.
Una scrittrice che sente dentro di sé storie di persone che si trasformano e che iniziano nuove vite in giro per il mondo.
Persone che hanno scelto di vivere seguendo totalmente la propria passione, il proprio sogno.
Persone che hanno sbagliato, sono cadute, si sono rialzate.
E magari si sono dovute ricredere rispetto a quello che pensavano di volere davvero.
Sono persone che hanno tolto strati accumulati negli anni.
Strato su strato avevano ormai dimenticato cosa c’era davvero sotto, la loro vera essenza.
Ed ora vogliono scoprirla di nuovo.
Ora che ti racconto di queste vite e di queste persone mi rendo conto che, in qualche modo, una di queste vite la sto vivendo anche io.
Tutto è iniziato circa 6 anni fa, quando mi sono data il permesso di assecondare il cambiamento di cui avevo bisogno, togliendomi di dosso gli strati in eccesso, uno alla volta.
Ho fatto scelte drastiche, o meglio, abbiamo fatto scelte drastiche.
Nel marzo del 2018 con mio marito e i nostri due figli (di allora 3 e 5 anni) ci siamo trasferiti in Inghilterra, lasciando andare certezze che avrebbero potuto tranquillamente trattenerci nella nostra zona di comfort.
Nuova vita, nuovo paese, nuova lingua, nuova cultura, nuova casa, nuovi lavori, nuove scuole, nuove abitudini...
In quel periodo ho iniziato a fare un grande lavoro sul mio mindset: dove c'erano difficoltà, ho pian piano iniziato a scegliere di vedere opportunità.
“As simple as that” (così semplice), come direbbero qui in Inghilterra.
Così semplice non è stato ma, abituare la mia mente a fare dei piccoli switch un po’ alla volta, mi ha permesso di vivere al meglio il nuovo inizio più importante della mia vita (almeno fino ad oggi).
Arrivati in Inghilterra, abbiamo avuto circa un mese per ambientarci ed inziare quindi le nostre nuove vite con lavori, scuola, asilo, casa...
Non contenti, dopo soli 4 mesi dal nostro arrivo in Inghilterra, ci siamo ritrovati con l’opportunità di venire a vivere dove ci troviamo ora, a Sud di Londra, una zona che rientrava nelle nostre desiderate. Quindi nuovo trasloco, nuova casa, nuova cittadina.
Proprio in quel periodo avevo iniziato quello che, allora, pensavo fosse solo un progettino personale, un hobby.
Era una sorta di valvola di sfogo della mia creatività, un progetto che mi stava liberando dalla noia di un lavoro d’ufficio che avevo scelto prettamente per la comodità di avere un part time.
Ci tengo a fare una premessa: durante tutti i miei anni di lavoro in Italia, non sono mai riuscita ad ottenere un part-time, nemmeno quando ero diventata mamma. I miei lavori da dipendente mi vedevano fuori casa per la maggior parte della giornata e, a volte, anche i weekend, quindi il tempo per la mia famiglia era ridotto all’osso.
Mi ero quindi ripromessa che, con questo cambio vita, avrei tenuto alta la priorità di avere un lavoro part-time che mi consentisse di passare più tempo con i bambini per accompagnarli in questo periodo di importanti cambiamenti per loro e per tutta la famiglia.
Così, nella nostra nuova cittadina, senza un lavoro e nel pieno delle vacanze scolastiche, avevo deciso di dare una chance a questo progetto.
In quei primi mesi, mi sono trovata a sfidare tantissime mie convinzioni limitanti e tanti pregiudizi che mi ero creata negli anni.
La prima convinzione limitante che ho dovuto sgretolare è stata la mia idea di valore del lavoro.
Ammetto che, prima di allora, avevo sempre pensato che i lavori che “valevano davvero” erano quelli che richiedevano una laurea, una certa qualifica.
Ed io stavo invece iniziando un’attività che, da fuori, poteva sembrare non all’altezza dei miei studi e della mia precedente esperienza lavorativa.
Per vendere libri per bambini, infatti, la mia laurea e la mia esperienza lavorativa come event manager non erano per nulla necessarie.
Chiunque avrebbe potuto fare questo lavoro perchè non venivano richieste certificazioni o competenze specifiche.
La seconda convinzione limitante era più legata al valore che davo a me stessa.
Stavo scoprendo di poter fare e saper fare cose che mai avrei immaginato di approcciare: mai e poi mai avrei pensato di diventare una mentore, una coach e una team leader (spoiler: 18 mesi dopo diventavo Divisional Leader, cosa che se la me di pochi mesi prima non avrebbe mai creduto possibile).
Sentivo questi ruoli completamente fuori dalle mie corde.
Ho sempre lavorato in team in agenzia, ma non ero certo quella che trascinava gli altri. Anzi, me ne stavo piuttosto in disparte e facevo bene la mia parte.
Infine, stavo andando contro alla terza convinzione limitante per cui io non ero fatta per vendere.
E' sempre stato “non da me” fare qualcosa che mi avrebbe messa nella condizione di ricevere dei no.
Sono sempre stata considerata timida dagli altri e da me stessa, quindi figuriamoci se mi mettevo a fare dirette su facebook, proporre dei libri a perfetti sconosciuti, promovere la mia attività.
E invece, è stato proprio quello a farmi rompere il ghiaccio ed uscire in modo massivo dalla mia zona di comfort.
L’energia scaturita dalla mia passione per i libri per bambini muoveva tutto quello che girava intorno e mi dava il carburante necessario per andare oltre le difficoltà e le insicurezze.
Sapevo quanto quei libri avrebbero avuto un impatto sui bambini e sui genitori/educatori che li avrebbero utilizzati nella loro quotidianità.
Sapevo quanto le storie avrebbe permesso a tanti bambini di riconoscersi, di affrontare le proprie emozioni, di perdersi in mondi paralleli, di sviluppare la loro immaginazione.
E sapevo come attraverso i libri tanti bambini avrebbero avuto accesso all’inglese in modo ludico e divertente.
Sarebbe stato un peccato non condividerli con tutti.
A questo, si aggiungeva una dimensione totalmente nuova per me, quella in cui mi trovavo a supportare altre donne condividendo con loro l’opportunità che io stessa avevo avuto.
Cambiando prospettiva, mi stavo rendendo conto di quanto quest’attività che avevo avviato potesse essere un dono per tante altre persone:
Spesso mi sono sentita sopraffatta perché non ero pronta a gestire tutto quello che mi stava accadendo.
Era stato tutto molto veloce e mi ero ritrovata ad essere punto di riferimento, nel bene e nel male, per centinaia di persone.
Avevo ancora tanti pensieri limitanti, tante paure e incertezze.
Ma avevo una buona rete di supporto ed una mentore/coach che mi seguiva, dando ascolto a tutte le mie questioni e a i miei dubbi.
E’ stata lei per prima a notare i miei talenti, i miei punti di forza, i miei punti deboli e quelli su cui avrei potuto lavorare per migliorare il mio business così da renderlo allineato a me, alla mia idea di successo.
Durante quell’esperienza sono cresciuta molto professionalmente e sono evoluta personalmente.
All’apice del successo, dopo aver superato il 2020, l’anno più difficile e più proficuo allo stesso tempo, ho iniziato a sentire la necessità di avere una visione più ampia, di uscire da quella bolla che mi ero creata, per osservare il mio mondo anche da fuori.
Così ho iniziato seguire corsi fuori dalla cerchia del mio business, ho partecipato a mentoring di gruppo, ho acquitato corsi online e consulenze 1:1 per cercare di scavare più a fondo verso quello che mi chiamava, ma che non riuscivo a riconoscere o ascoltare.
Finché mi sono trovata ad un punto fermo.
Ero bloccata, spenta.
Mi stavo rendendo conto che ciclicamente, arrivava un momento in cui quello che avevo non mi bastava più:
“Ma perché sento ciclicamente il bisogno di avere qualcosa di più?”
“Perché provo questa insoddisfazione di base?”
“Cosa mi serve più di così?”
“Cosa mi manca?”
Da fuori le persone ammiravano quello che avevo.
Un lavoro divertente, stimolante, arricchente, libertà di orari, ottime entrate, un’attività solida ed in continua crescita, tempo per la famiglia…tutto insomma.
E io? Mi sentivo sbagliata e disallineata, in colpa per non apprezzare quello che avevo.
Mi sembrava di stare in una gabbia dorata.
Durante uno di questi miei momenti di crisi, nell’estate del 2021, ho iniziato un percorso con una Coach per fare chiarezza su quello che stavo vivendo.
Ricordo di essere entrata in sessione senza nemmeno sapere cosa volevo ottenere da quegli incontri.
Il coaching, così come lo faceva lei (non direttivo – te lo racconto in questo episodio) era del tutto nuovo per me.
Ci sono state lacrime, risate, momenti di illuminazione e di sconforto, paure grandissime, blocchi che sembravano muri insormontabili, spiragli di luce che si trasformavano in fari guida, un’energia che da dentro voleva esplodere e creare.
E’ stato lì che ho imparato ad ascoltarmi, ad osservare quello che mi piaceva davvero fare, quello che mi veniva bene, facile, naturale.
E allo stesso notare quello che non era per nulla nelle mie corde, ma che mi ostinavo a fare per senso del dovere e del “se non faccio fatica, vuol dire che non sto facendo abbastanza”.
Durante quel percorso, ho iniziato a spogliarmi degli strati del dovere e del senso di colpa, sentendomi più libera di esplorare quelle che potevano essere le mie altre possibilità.
Quali strade potevo prendere da lì?
Qual’era la mia visione più grande e come potevo io, nel mio piccolo, fare la mia parte?
Con la mia coach ho avuto il tempo di notare i progressi fatti in quegli anni, riconoscere in cosa riuscivo bene e quindi creare un’idea di quello che avrei potuto sviluppare da quel momento in poi.
Il semino del coaching si è piantato dentro di me proprio in quel periodo, ha messo le sue radici ed è cresciuto sempre più forte.
Così ho cercato scuole in cui formarmi, i mesi passavano ma non trovavo quella che davvero mi chiamava.
Ho iniziato una scuola online, di quelle dove però mancava l'interazione, e non mi bastava.
Poi ho scoperto la scuola che ho poi scelto di frequentare. Mi sono informata, ho chiesto pareri a chi l’aveva già frequentata, ho testato il coaching con un’amica che si era certificata nella stessa scuola.
Nei mesi a seguire ha preso forma Radici Flessibili ed ho iniziato a seguire i passi che mi stanno portando verso la mia visione più grande.
Mi sono resa conto, anche lavorando per anni nel mondo dell’editoria per bambini, di quanto le storie possano ispirarci.
Magari basta solo un dettaglio.
Mentre mi ascolti ti arriva una sensazione che ti fa riflettere.
Forse quello che hai ascoltato oggi lascia un semino che piano piano germoglia.
Può darsi che ti ritrovi nella mia esperienza personale.
Oppure non ti risuona per niente.
Ed è tutto ok.
Perché da ogni storia puoi prendere quello che ti serve in quel momento:
Ogni pezzetto porta ad un passo in più verso la tua evoluzione e la tua crescita personale.
Chissà se anche tu hai un nuovo inizio che pensi possa essere di ispirazione ad altre.
Se hai piacere, scrivimi per raccontarmi il tuo nuovo inizio, sarò molto felice di leggerti.
Se hai voglia di chiacchierare, mi trovi su instagram qui.
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Insieme potremo guardare alla tua situazione, capire se possiamo lavorare insieme e scegliere il percorso di coaching più adatto a te.
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Ciao, sono Francesca, life business coach certificata. In questo blog ti racconto cos’è il coaching e cosa significa per me, condividendo strumenti e risorse per il cammino di ognuna di noi verso la versione migliore di se stessa.
Mi chiamo Francesca e sono una life business coach online con una grande passione per i nuovi inizi. Accompagno le donne ad allineare il proprio business alla loro vera essenza, attingendo a talenti, passioni e valori.