Secondo l’Oxford Dictionary self care significa “avere un ruolo attivo nel proteggere il proprio benessere e la propria felicità, soprattutto in periodi di stress.”
Come noterai, si tratta di una definizione piuttosto generica. Il self care, infatti, non é uguale per tutti.
Vediamo insieme in che modo ci si può prendere cura di sé.
La Kansas University identifica 7 pilastri base del self care: mentale, emotivo, fisico, ambientale, spirituale, ricreativo e sociale.
All’interno di un self care ottimale sarebbe opportuno equilibrare queste 7 aree.
Ecco alcuni esempi di attività che aiutano a nutrire ogni area (fonte The Blissful Mind):
Ognuno di noi ha diverse esigenze quando si parla di self care.
La cosa più importante è imparare ad ascoltare i segnali che ci danno il nostro corpo, la nostra mente e le nostre emozioni.
Hai mai notato che quasi sempre ci sentiamo in dovere di giustificare il nostro bisogno di riposo?
Ti racconto un breve aneddoto che mi ha fatto riflettere.
Una mattina di qualche settimana fa, mio figlio di 8 anni si sveglia e, dopo pochi istanti, mi dice che non se la sente di andare a scuola.
È raffreddato da qualche giorno e da questa mattina ha iniziato anche con la tosse.
La mia prima reazione è: “vediamo come va dopo che avrai fatto colazione. Probabilmente sei solo un po’ stanco. Anche il cambio dell’ora magari ha influito”.
Lui prontissimo mi risponde “mamma, ho troppa tosse e poi, guarda fuori, c’è un tempo bruttissimo. Non credo di poter andare a scuola.”
In quel momento mi sono fermata ed ho realizzato che stava cercando elementi che potessero giustificare - ai miei occhi - il suo bisogno di riposo.
E mi sono chiesta “perché dobbiamo sempre trovare ‘scuse’ o giustificazioni per sentirci legittimati a rallentare, fermarci e riposarci?”
Sicuramente tanto dipende dalla società in cui viviamo, dove la performance viene richiesta fin da quando siamo piccoli.
Spesso ci viene chiesto di fare il meglio che possiamo, dare il meglio di noi.
Ma ci viene mai insegnato come ascoltare i segnali che ci invia il nostro corpo? Come capire se quello che proviamo è un bisogno di riposo o non voglia di fare qualcosa per altri motivi (blocchi, paure, limitazioni)?
Ecco che qui entra in gioco uno strumento molto potente: l’ascolto di sé.
Innanzitutto, occorre prendersi del tempo e dello spazio per mettersi in ascolto.
C’è chi si dedica alla meditazione, chi al journaling, chi alla corsa, chi a camminare...non c’è una formula che va bene per tutte.
Se per te non funziona nulla di tutto quanto sopra, prova a notare quando riesci a stare da sola anche solo per 5/10 minuti.
E se nella tua giornata non è ancora presente questo spazio, allora è tempo per te di crearlo.
Magari starai pensando “ma come faccio a prendermi del tempo se di tempo non ne ho?” oppure “se mi prendo del tempo per me, penseranno che sono una lazzarona”.
La risposta è: prendendo il coraggio e la responsabilità di mettere te stessa al primo posto.
Come fare?
E cosa potresti fare?
Bastano anche 10 minuti esclusivi per te e con te.
Prova a farti qualche domanda per avviare il processo di auto-ascolto.
Scrivere sarebbe ideale, ma puoi anche registrarti sul telefono.
Ti sconsiglio di restare solo nella tua testa perchè potresti limitare il flusso della tua coscienza e restare impigliata nei tuoi pensieri.
Puoi chiederti:
Osserva quello che emerge, senza giudizio e senza attaccamento.
Lascia sedimentare le tue parole e, quando sarai pronta, rileggi quello che hai scritto.
Nota cosa ti sembra abbia bisogno della tua attenzione e della tua cura.
Siamo cicliche.
Questo è un dato di fatto.
Abbiamo un ciclo mestruale, siamo influenzate dal ciclo lunare, viviamo un ciclo di 24 ore ogni giorno, ci sono poi le stagioni, i cicli di età…
Quello che per anni ho ignorato completamente è che durante questi cicli noi siamo diverse.
Non solo diverse le une dalle altre, ma diverse dalle noi stesse della fase precedente o successiva.
Ho anche da poco realizzato che la nostra ciclicità non è un impedimento. E’ una bellissima risorsa che possiamo sfruttare per portare avanti quella che è la nostra missione, il nostro obiettivo.
Questi concetti non mi erano del tutto nuovi.
Avevo strumenti che mi potevano aiutare. Schemi che mi dicevano come avrei potuto sentirmi in una fase del ciclo rispetto ad un’altra. Quali attività prediligere in una fase rispetto all’altra.
Ma non ero ancora riuscita a capire come fare mie quelle nozioni e quegli strumenti.
E sai perché?
Perché avevo trascurato un passaggio molto importante: l’ascolto di me in quelle fasi della mia ciclicità.
Grazie ad un percorso di coaching, mi sono presa del tempo per analizzare la mia ciclicità.
Quello che mi succede a livello fisico, mentale, emotivo nelle 4 fasi che la compongono.
Ho iniziato a tenere un journaling solo dedicato a questo. Qui annoto data e giorno del ciclo così da avere una traccia a cui far riferimento anche successivamente.
Monitoro alcuni elementi come: sonno, energia fisica, emotività, attività che prediligo, il mio livello di intuizione, la mia creatività (idee etc)…
Nulla di nuovo, ma farlo in modo semplificato e lasciando spazio ad eventuali osservazioni mi sta aiutando molto a disegnare una sorta di mappa per potermi muovere più liberamente in futuro.
È un work in progress, sono nuove conoscenze e consapevolezze di me, di come funziono e di come cambio.
Di come posso combinare lavoro e ciclo: come se preparassi una pozione magica dove, unendo le due parti in giuste dosi, si crea una potenza unica, la mia.
Così come la natura riesce a far funzionare la sua ciclicità, a prescindere da quello che accade fuori, anche noi possiamo partire prima da noi stesse per funzionare al meglio e portare nel mondo quello che di potente ed unico abbiamo.
Ti capita mai di accettare dei lavori, dire di sì ad una cliente, renderti sempre disponibile con chi ha bisogno di te e pentirti di averlo fatto un attimo dopo?
Magari ti senti frustrata perché non sei riuscita a dire di no, ma inizi a giustificare la tua scelta:
Si tratta di pensieri spesso legati a paure e bisogni.
Ti invito a non giudicarli. Prova invece ad osservarli, riconoscerli e rispettarli.
Ecco alcuni esempi di paure e bisogni legati al “non riuscire a dire di no”:
Se uno o più di questi punti ti risuonano, va benissimo. Sono segnali forti e chiari che ti stanno comunicando che è giunto il momento di iniziare a dire dei ‘no’.
Per il tuo bene: saresti più serena nel sapere che stai facendo qualcosa che senti davvero giusto per te e per la tua evoluzione.
Per il tuo self care: rispetteresti quelli che sono i tuoi bisogni.
Se questo ti sembra troppo difficile e se magari il fatto di mettere te stessa prima di tutto ti sembra da egoista, prova a chiederti questo:
Se la risposta è no o se vacilli nel rispondere di sì, allora questo è un campanello di allarme che può davvero darti il permesso di fermarti e rivedere cosa scatta nel momento in cui dici di sì.
Dire no non va considerato come un atto di egoismo.
Al contrario, iniziando a dire dei no con consapevolezza riuscirai a creare e proteggere uno spazio prezioso in cui evolvere verso la versione migliore di te.
E solo lì potrai davvero aiutare gli altri, sentendoti realizzata ed allineata ai tuoi valori e alla tua missione di vita.
Mentre leggevo 'Show your work' di Austin Kleon mi ha colpito particolarmente questo passaggio che tradotto dice più o meno così:
‘Quando trovi qualcosa che ti piace davvero, goditi quella cosa e non permettere a nessuno di farti sentire sbagliato/a’
Un messaggio simile l’ho ritrovato poco tempo prima all’interno nel libro ‘The Artist Way’ di Julia Cameron, la quale prescrive caldamente al lettore di condividere progetti e attività che l’appassionano, e che sono in fase embrionale, solo ed esclusivamente con chi l’apprezzerebbe e sosterrebbe (ndr il libro è pensato per chi vuole superare il blocco dell’artista).
Ho collegato i puntini ed ho capito perché spesso nella mia vita ho condiviso passioni e interessi (magari quelli un po’ particolari e nuovi) solo con poche persone e ben selezionate.
Evitando di farlo con chi sapevo avrebbe potuto sollevarmi critiche/obiezioni o semplicemente esprimere un parere diverso: si trattava di una forma di self care.
L’ho capito solo ora.
E solo ora non mi sento più sbagliata nell’agire così.
Solo ora non mi dico ‘forse non sei così sicura che ti piaccia questa cosa o di voler far partire questo progetto, altrimenti ne parleresti con tutti’.
Solo ora sono serena nel selezionare intenzionalmente le persone con cui condividere qualcosa che per me, in quel momento, è talmente prezioso e delicato da bastare una parola per farlo sgretolare.
Prendersi cura di sé vuol dire anche questo: proteggere quello che rappresenta una parte di noi e che non vogliamo venga ferita.
Con questo non voglio dire che non c’è spazio per confronto o obiezioni, anzi. Ma c’è un momento per tutto. Se il nostro intuito ci chiede di non condividere qualcosa con alcune persone o che é troppo presto per farlo, ascoltiamolo.
Prova a pensare al tuo progetto come ad un neonato.
Una creatura appena venuta al mondo che ha bisogno di essere protetta, nutrita e cresciuta e che dipende al 100% dalla madre che l'ha messo al mondo.
Soprattutto se si tratta di un primo figlio, la mamma non saprà esattamente cosa fare. Avrà dubbi, timori, paure, insicurezze che potrebbero aumentare anche solo con una parola sbagliata detta da chi le sta intorno.
Ecco, visto così forse potrai capire perchè è lecito sentire la necessità di selezionare con chi condividere un progetto. Spesso è assolutamente necessario per crescere la propria creatura al meglio, essere supportate da chi può ascoltarci e dedicarci del tempo anche per sfoghi, dubbi, paure senza però giudicarci.
Avrai capito che le fondamenta del self care sono l’ascolto e l’osservazione di sé.
Prima ancora di decidere cosa puoi fare per supportare la cura di te, prova a prenderti del tempo per capire cosa ti fa stare bene e cosa no.
Prova a chiederti:
Se sei pronta ad ascoltarti nel profondo e trovare la tua forma ideale di self care, sarò felice di aiutarti a farlo.
Inizia da te è un percorso di coaching online di 6 sessioni dove possiamo lavorare insieme, dove potrai ascoltarti nel profondo grazie alla mia guida e allo spazio sacro che creerò per te.
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Ciao, sono Francesca, life business coach certificata. In questo blog ti racconto cos’è il coaching e cosa significa per me, condividendo strumenti e risorse per il cammino di ognuna di noi verso la versione migliore di se stessa.
Mi chiamo Francesca e sono una life business coach online con una grande passione per i nuovi inizi. Accompagno le donne ad allineare il proprio business alla loro vera essenza, attingendo a talenti, passioni e valori.