27 Luglio 2023
Tempo di lettura 9 minuti

Come percepire il bisogno di cambiare e come gestirlo

Come percepire il bisogno di cambiare e come gestirlo

Capita spesso che il bisogno di cambiamento arrivi quando (secondo noi) è ormai troppo tardi

Abbiamo un lavoro fisso, uno stipendio decente, un mutuo, una famiglia e magari dei figli.
E tutto ci sembra dirci “ma cosa cambi adesso?”, “ormai è tardi”, “stai dove sei che è più sicuro”.

Eppure, il bisogno di cambiamento arriva.
Proviamo ad ignorarlo e sai cosa succede? Torna più forte di prima.

Sono una grande fan delle storie, credo che abbiano sempre molta efficacia nel raccontare concetti e pensieri.
Quindi eccone una che spero possa aiutarti a visualizzare meglio il perchè abbiamo bisogno di cambiare, in quanto esseri in continua evoluzione.

La tua visione può cambiare

Immagina di avere un puzzle da 10.000 pezzi.

Parti super carica, con una grande sfida davanti a te, che un po’ ti spaventa ma allo stesso tempo ti invoglia e ti attira.

L’immagine da assemblare ti piace molto stando a quello che vedi sulla scatola.
Ti suona familiare, rispecchia i tuoi gusti, l’hai già vista altrove, anche altre persone che conosci stanno facendo lo stesso puzzle. Te ne hanno parlato bene, tu l’hai visto e ti sembra molto bello.
E’ diventato per te qualcosa a cui ambire.

Ti metti all’opera e pensi a come meglio assemblare il tuo puzzle

Distribuisci tutti i pezzi sul pavimento, li dividi per colore/tema.
Decidi di dedicare del tempo costante a quel puzzle.
Inizi dal bordo, come ti hanno insegnato quelli che ne sanno di più o che hanno già fatto puzzle prima di te.
Crei la cornice dell’immagine. Ora è il momento di riempirla e ti rendi conto che forse questa è la parte più difficile

Il puzzle è composto da tanti piccoli tasselli, non riesci ancora a vedere quello che sarà il risultato finale, anche se hai la scatola davanti.
Il più delle volte ti sembra un gran caos, ma ti fidi di quello che ti mostra la scatola.

All’inizio ci lavori tutti i giorni, poi 2 giorni a settimana, poi 1 giorno nel weekend.
I tuoi impegni esterni ti portano a dedicare sempre meno tempo alla costruzione del tuo puzzle.
A volte ci torni, ma in modo molto sporadico.
Continui perchè sai che quella è la cosa giusta da fare, dicono.
Hai iniziato, quindi l’unica strada è quella di terminare quel puzzle.

La crisi

Passano gli anni: cresci, cambi ed evolvi. 

Hai nuovi interessi, scopri nuove passioni, riscopri cose che amavi fare ma che avevi abbandonato perchè:

  • non c’era tempo
  • avevi altre responsabilità
  • la vita accadeva intorno a te

Senti che dentro di te nasce e cresce qualcosa. Qualcosa che ti fa sentire scomoda, confusa e che allo stesso tempo genera un’energia creativa dentro di te.
Cerchi di contenerla, ti dici che è solo un momento, che forse hai bisogno di una vacanza.
Trovi un diversivo: ti iscrivi in palestra, frequenti un nuovo corso, inizi quel libro che ti ha consigliato la tua amica che ne sa.

Poi leggi qualcosa e ti sembra che stia parlando proprio di te, ma la tua vocina interiore dice “sì, ma non crederci, a lei è successo perchè aveva altre condizioni rispetto alle tue (soldi/tempo/supporto/capacità/bravura/età).

E il tuo puzzle? E’ lì...un po’ impolverato, abbandonato sotto al letto.
Conservi ancora la scatola. Quando ti capita sottomano ti trasmette una sensazione di nostalgia, pensando a quando avevi deciso di costruire quel puzzle con tanta determinazione e costanza. 

Ed inizi a dubitare delle tue capacità di portare a termine le cose: i puzzle, i corsi a cui ti iscrivi, i libri, i progetti...la tua vita.  

  • “Sono sbagliata” 
  • “Perchè non posso semplicemente accontentarmi di quello che ho e che mi sono costruita finora?” 
  • “Che spreco sarebbe se mi rendessi conto che la vita che ho creato (studi, lavoro, relazioni, passioni, amicizie, casa) non è più quella che desidero?”

Ti viene voglia di prendere quel puzzle e distruggerlo.

Ma ti fermi subito: “non posso mandare all’aria tutto il lavoro che ho fatto finora. Da me ci si aspetta che lo completi, lo incornici e lo appenda in bella vista, perchè questo è quello che ho sempre voluto.”

Provi a rimetterti al lavoro ma ti sembra che ogni pezzo del puzzle sia scollegato.
Vedi ancora la cornice stabile e ferma.
Ora ti sembra una gabbia che tiene intrappolati quei bellissimi tasselli colorati che vorrebbero formare altre immagini.
“Impossibile!”, pensi ,“i tasselli di un puzzle possono formare solo un’unica figura”.

Aprirsi al cambiamento accettando una nuova visione

C’è un gruppo di tasselli che ti richiama particolarmente.
Senti le farfalle nello stomaco quando li prendi in mano e li unisci formando l’immagine che rappresentano.
Ti illumini perchè non avevi mai notato che, quella parte della figura, è in realtà quella che ti attira di più.
Ti viene voglia di avere altri tasselli che possano aiutarti a costruire il dipinto che sta prendendo forma nella tua testa: la tua visione, quella che ti fa sentire bene, completa, piena. 

E così, cerchi un modo per creare tasselli su misura che possano incastrarsi in questo tuo nuovo puzzle. Riesci anche a recuperare alcuni tasselli che avanzano dal tuo puzzle originale per adattarli alla nuova figura.

Che soddisfazione, non avresti mai pensato di poterli riadattare. E, soprattutto, non avresti mai pensato di cambiare la tua figura finale dopo così tanti anni dedicati a quel puzzle, quello contenuto nella scatola.

La voglia di creare questo nuovo puzzle ti travolge e ti senti così trasportata da lavorarci ogni giorno, a volte anche per ore senza accorgerti del tempo che passa. Faresti questo tutto il giorno.

Gli ostacoli lungo il cammino

“Ma stai davvero lavorando su quel nuovo puzzle?”
“Come puoi trovare il tempo di farlo senza sacrificare famiglia e lavoro?”
“Ma chi te lo fa fare...l’altro era così chiaro e lo avevi quasi finito”

Le voci iniziano ad arrivare da fuori e dentro di te.

La tua mente, per proteggerti, cerca di dissuaderti dal continuare e ti “invita” a stare dove sei, a tornare sui tuoi passi.
Non vuole farti correre alcun rischio e, soprattutto, non vuole che tu ti faccia travolgere da qualcosa che non conosci, qualcosa che non sai come andrà a finire.

Ti senti divisa dentro: 

  • una parte di te è come un magnete che ti attira verso questo nuovo puzzle senza scatola, che stai creando da zero e che rappresenta quello che hai nel cuore
  • l’altra parte di te ti invita caldamente a restare, a non cambiare puzzle, a continuare con quello che conosci bene e che sai come sarà, una volta terminato.

E tu entri in crisi. Ti trovi in una fase di rottura tra queste due parti di te.

Inizi a dubitare di tutto, anche del fatto che quei tasselli di puzzle che compongono la nuova immagine ti piacciano davvero.
“Forse avevano ragione gli altri, sarà un abbaglio, non è il caso di cambiare. Non è sicuro.”

Radici Flessibili Francesca life coach

Se questa storia ti risuona in qualche modo, ci tengo a rassicurarti perchè può esserci un lieto fine.

Non sei tu ad essere sbagliata, non sei tu a non sapere cosa è giusto per te.
Hai solo bisogno di fare luce su tutti i tasselli che hai davanti per poterli utilizzare al meglio e creare quell’immagine meravigliosa che tanto ti richiama.

Come affrontare il bisogno di cambiamento?

Quello che ho descritto in questa storia è quello che succede a tante donne (e uomini) intorno ai 35/40 anni (e non solo, il cambiamento arriva quando serve).

Terminate le scuole dell’obbligo, l’Università viene spesso scelta per l’indirizzo che può aprirci una carriera, per quello che si aspettano i nostri genitori o per esclusione.
Quante di noi, a 18 anni, hanno le idee ben chiare su quello che vogliono davvero fare “da grandi”? 

Così, iniziamo un lungo percorso di formazione dove:

  • alcune cambiano strada, accorgendosi di non avere intrapreso quella adatta
  • altre continuano, perchè hanno paura di ammettere a sè stesse e agli altri di aver cambiato idea (viene visto spesso come un fallimento, “ho sbagliato a scegliere”)
  • altre continuano e confermano la propria scelta, perchè quella è davvero la loro strada.

Si entra quindi nel mondo del lavoro con diverse modalità:

  • optiamo per il posto sicuro, fisso, a tempo indeterminato. Magari non c’entra nulla con quello che abbiamo studiato ma va bene così. Vogliamo indipendenza economica, vogliamo seguire i passi previsti dalla società
    oppure
  • iniziamo a cercare lavoro nell’ambito che davvero ci appassiona, ma fatichiamo a trovare un lavoro (ben) retribuito. Continuiamo per un po’ e poi, per necessità esterne, ci arrendiamo ai fatti, accettando un lavoro fisso e sicuro anche se lontano anni luce da quello che avremmo voluto davvero fare
    oppure
  • perseguiamo la nostra vocazione, facciamo davvero di tutto per ottenere la vita che desideriamo. Apriamo una serie di porte che ci guidano poprio lì, dove abbiamo sempre pensato di voler essere e dove ci sentiamo davvero al nostro posto.

Sai qual è la cosa che accomuna queste tre opzioni (sicuramente ce ne saranno altre, ma queste sono le macro)? 

Che in tutti e tre i casi è ancora possibile, a volte necessario, cambiare.

Il cambiamento arriva quando gli pare e piace.
Il cambiamento arriva quando la nostra vera essenza, la nostra anima, la nostra coscienza più profonda sente che non può più stare ferma lì dov’è.

Cambiare viene spesso visto come un atto che ci porta a perdere qualcosa:

  • la sicurezza
  • la routine
  • il conosciuto
  • le persone
  • il nostro ambiente
  • le tradizioni

E, quasi certamente, se focalizziamo la nostra mente su questi aspetti del cambiamento, non facciamo altro che rafforzare la convinzione limitante per cui “il cambiamento è difficile, doloroso e ci impoverisce”.

E se provassimo a modificare la nostra percezione del cambiamento? 

Il concetto di radici flessibili

Essendo cresciuta in una famiglia bilingue e vivendo ora all’estero, sono molto sensibile al rapporto tra origini e cambiamento, che sia imprevisto o desiderato.

Mi piace pensare che, quando togliamo le nostre radici dalla terra in cui siamo cresciute, abbiamo davanti a noi la grande occasione di poterle immergere in un terreno nuovo, più fertile, capace di aggiungere nuovo nutrimento.

Siamo come un albero, le cui radici sono diventate un po' più mobili e flessibili. Un albero che impara a crescere e nutrirsi in terreni diversi. E che, così facendo, arricchisce a sua volta il nuovo ambiente in cui si trova.

Mi sono accorta che questo non vale solo per chi si sposta geograficamente dal proprio luogo di origine: le radici possono essere flessibili anche nel modo in cui viviamo la nostra vita

Ho scoperto che è possibile fare del proprio lavoro una missione personale, se si impara a non temere il cambiamento per trovare il nostro posto nel mondo.

Vivere con radici flessibili per me significa essere libera di adattarmi a nuove situazioni senza pensare di perdere qualcosa, nella certezza di arricchirmi di esperienze, crescere ed evolvermi.

Strumenti per ascoltare il bisogno di cambiamento

Come fare quindi ad ascoltare i segnali del cambiamento e come capire se è davvero quello di cui abbiamo bisogno?

Per iniziare, puoi porti qualche domanda e risponderti in modo del tutto onesto, senza giudicarti o chiederti cosa penserebbe di te chi ti sta intorno. 

Puoi fare del journaling oppure registrare la tua voce (i nostri telefoni hanno questa bellissima funzione).

Ecco alcune domande da cui puoi prendere spunto per cominciare (scegli quelle che ti si addicono di più):

  • se sapessi che non perderei nulla di quello che ho ora, cosa vorrei cambiare nella mia vita?
  • se potessi immaginare la mia vita tra 3 o 5 anni, come vorrei che fosse (ricordati di sognare in grande, senza porti limiti in questa fase)?
  • cosa vorrei tenere della mia vita di adesso?
  • cosa vorrei lasciare andare della mia vita di adesso?
  • cosa vorrei introdurre di nuovo che nella mia vita di adesso manca?
  • qual è quella cosa che vorrei fare tutto il giorno, che quando faccio non mi accorgo del tempo che passa e che farei anche senza essere pagata?
  • questa cosa può essere un lavoro? Se sì, esiste già o dovrei inventarmelo?
  • come mi immagino che questo lavoro possa soddisfare i bisogni che ho in questo momento?
  • questo lavoro può soddisfare i bisogni/desideri che ho in questo momento?
  • cosa, del mio attuale lavoro, mi piace e mi permette di essere la vera me?
  • cosa, del mio attuale lavoro, non mi piace e mi limita dall’essere la vera me?
  • cosa, nel mio attuale lavoro, potrei apportare di nuovo se dessi ascolto alla vera me e non temessi il giudizio degli altri?
  • nel mio attuale lavoro c’è margine per implementare quello che davvero vorrei fare?

Dalle risposte a queste domande emergeranno elementi di te che riconosci e aspetti che ti sembrano completamente nuovi, quasi estranei.
Se questo accade, vuol dire che ti stai dando il permesso di ascoltarti, di guardarti dentro nel profondo, senza giudicarti.

Queste domande ti aiuteranno ad effettuare un primo screening di quello che è il tuo stato attuale.
Ti saranno d’aiuto per capire se effettivamente questa necessità nasconde un bisogno reale di cambiare qualcosa nella tua vita o se c’è altro che sta creando del disagio in te.

Il journaling può aiutarti sicuramente a tenere traccia, in modo neutrale, di quello che sta accadendo dentro di te, giorno dopo giorno. Il mio consiglio è di continuare per almeno un mese, se puoi anche due, così da seguire la tua ciclicità ed osservare quello che accade (disclaimer: potresti non voler più smettere di fare journaling).

A volte potrà sembrarti di non arrivare a nulla, di non avere niente da scrivere. Segui la tua penna e lasciala libera di esprimersi, anche senza senso. Quello arriverà in seguito, rileggendoti. 

Molte volte la pratica del journaling potrà essere sufficiente per chiarirti le idee e sbloccare quella parte di te che ti impediva di vedere oltre.
Ti permetterà di visualizzare chiaramente qual è il prossimo passo da compiere verso la tua evoluzione. E da lì, potrai iniziare il cammino verso il tuo cambiamento.

Altre volte ti mostrerà un’immagine sfocata.
Ti sembrerà di vedere solo quello che non va, ti sentirai magari confusa, spaesata, peggio di quando avevi iniziato.
Ed è proprio qui che vorrei dirti: non mollare, stai andando nella direzione giusta.

Hai solo bisogno di qualcuno che ti aiuti a fare luce su quell’immagine sfocata, qualcuno che possa aiutarti a fare chiarezza su quello che in questo momento fatichi a capire.

Ed è proprio qui che il coaching può entrare in tuo supporto per trovare la tua strada.

Tutti i cambiamenti più grandi sono preceduti dal caos

- Deepak Chopra

E tu, sei pronta a permettere al caos che è dentro di te di uscire, per trovare finalmente il tuo posto nel mondo?

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Ciao, sono Francesca, life business coach certificata. In questo blog ti racconto cos’è il coaching e cosa significa per me, condividendo strumenti e risorse per il cammino di ognuna di noi verso la versione migliore di se stessa.

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Mi chiamo Francesca e sono una life business coach online con una grande passione per i nuovi inizi. Accompagno le donne ad allineare il proprio business alla loro vera essenza, attingendo a talenti, passioni e valori.

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