25 Ottobre 2024
Tempo di lettura 6 minuti

Come liberarsi da limiti e blocchi che ci auto poniamo

Siamo in pieno autunno mentre sto registrando questo episodio.

Ti confesso che fin dai tempi della scuola questo periodo dell’anno non mi è mai piaciuto.
Questo “non amore” per settembre, e per l’autunno in generale, è proseguito finchè non ho iniziato ad avere un business tutto mio, dove potevo dedicarmi a qualcosa a cui tengo e in cui credo molto.

E solo ora capisco chi non vedeva l’ora di tornare a scuola, di riprendere i corsi in Università e di tornare ai propri progetti lavorativi.

Ok, non tutte le persone intorno a me vivevano la ripresa in questo modo, ma c’era chi amava quello che stava studiando o quello che stava facendo nella propria vita professionale. Ho sempre ammirato e forse anche un po’ invidiato quella che io vedevo come una loro fortuna.

Ora so, come mi piace ripetere e ripetermi ultimamente, che non è mai troppo tardi per cambiare approccio alla vita. Settembre e l'autunno sono diventati uno dei periodi dell'anno che preferisco. Così, oggi sono qui con questo episodio per condividere con te qualche riflessione nata da una frase che ho sentito pronunciare in un Podcast.

“Abbiamo in tasca le chiavi della nostra prigione”

Che frase potente, non trovi?
Racchiude dentro di sé un concetto che credo sia alla base di ogni scelta o non scelta che facciamo verso la nostra zona di genio, verso la nostra felicità, verso la nostra realizzazione: il nostro potere personale e i vari modi che mettiamo in atto per comprometterlo.

Sembra assurdo, lo so, ma se ci pensi è davvero quello che facciamo la maggior parte delle volte.

Quando decidiamo di non fare quel passo in avanti che ci avvicina alla nostra visione più grande.

Quando scegliamo la via più sicura, ma che è anche quella che ci devia dalla nostra vera meta.

Quando affidiamo le nostre decisioni a quello che pensano gli altri, a quello che si aspettano gli altri, a quello che pensiamo sia giusto fare perchè “ho sempre fatto così”.

Quando non ci sentiamo mai pronte. E quindi cerchiamo l’ennesimo corso che ci darà quella qualifica, senza la quale pensiamo di non valere (anche se abbiamo l’esperienza, le capacità, i talenti che ci permettono di essere anche più valide di chi magari ha tutte le qualifiche del caso).

Quando ci fermiamo ancora prima di partire, perchè “tanto dove vuoi che vada”, “ormai è tardi per iniziare qualcosa di diverso”“poi cosa pensano di me se cambio totalmente carriera?”.

E quando pensiamo che non possiamo più cambiare idea perché abbiamo comunicato al mondo che il nostro lavoro ideale, la nostra missione, la nostra chiamata è quella e solo in quel modo lì.

Quante volte ci mettiamo in gabbia da sole, chiudiamo la porta a chiave e aspettiamo che siano gli altri a liberarci (pur avendo noi stesse la chiave in tasca)?

Se mi conosci un po’ sai che sono una grande sostenitrice del farsi supportare quando ne sentiamo il bisogno, quando siamo affaticate, quando la nostra visione è annebbiata. Ma prima di arrivare lì, a chiedere aiuto o sostegno a chi abbiamo intorno, ci tocca iniziare da noi stesse. Da quello che ci sta bloccando, da quello che ci limita, da quello che ci fa continuamente "schivare" ciò che è davvero importante per noi, adesso.

Il potere personale

Ed è qui che torna il concetto di potere personale.

Credo che spesso sia più facile aspettare che le cose accadano, che ci siano le giuste condizioni perché noi possiamo sbocciare, o per dare il meglio di noi.

Ma è anche vero che se non siamo noi stesse ad agire affinchè le cose accadano, se non siamo noi a metterci in quello stato di pensiero che ci proietta verso la condizione che desideriamo ottenere, difficilmente le cose accadranno.

Condivido tutto questo con te perché mi sono resa conto di quante volte io stessa mi sia incastrata in una rete di pensieri che invece di liberarmi, mi hanno tenuta legata sulla sedia.

Ti faccio alcuni esempi perchè magari possono aiutarti a riconoscere dei pattern che hai utilizzato o che stai utilizzando. Lo scopo non è quello di giudicarti o farti sentire giudicata, ma di iniziare a guardarti un po’ da fuori ed osservare dove il flusso delle tue energie si sta bloccando. Il tutto, per permetterti di proseguire o iniziare la tua strada verso la tua zona di genio (ovvero, quella serie di attività lavorative e non in cui puoi utilizzare al meglio i tuoi talenti ed offrire quindi al mondo il massimo del tuo potenziale).

Alcuni esempi

Tornando agli esempi, te ne porto alcuni qui, senza un ordine di tempo.
Non è facile per me condividerli così apertamente, è un grande gesto di vulnerabilità, ma sono convinta che ascoltare le esperienze di altre possa aiutare a guardarsi dentro in modo non giudicante e anzi, accoglierci di più. Quindi, ecco, spero apprezzerai.

1. Quando ho iniziato la mia attività da libraia (consulenza/vendita di libri + mentoring alle mie collaboratrici) facevo fatica a definire questo come un lavoro perché mi sembrava fosse di minore rilievo ed importanza rispetto alla mia carriera lavorativa e ai miei studi universitari.
Come potrai immaginare, questo ha reso più difficile la mia comunicazione, le mie energie erano bloccate nonostante questo nuovo mondo mi affascinasse ed io credessi molto nella potenza della letteratura per l’infanzia.
Quando ho cambiato la narrativa della storia che mi stavo raccontando, ho letteralmente preso il volo e da lì il mio business è cresciuto in modo esponenziale.

2. Sono passati mesi prima che riuscissi a condividere apertamente il percorso che avevo scelto di intraprendere per diventare Coach (mentre ero ancora libraia).
Mi ero creata questa idea per cui avrei dovuto dedicarmi esclusivamente ad una sola attività per poter essere presa seriamente.
Quando in realtà sapevo bene che la mia attività da libraia, che includeva essere mentore e coach per le mie collaboratrici, era stato quello che mi aveva portata al Coaching in senso più ampio.
Ogni pezzetto della nostra storia è una parte fondamentale di quello che siamo e di quello che possiamo offrire agli altri.
La mia esperienza come business mentore e coach è fondamentale ancora oggi in quello che porto avanti con Radici Flessibili perché mi ha donato una visione molto più ampia rispetto a quella che avrei avuto se mi fossi limitata alla sola certificazione come coach attraverso la scuola che ho seguito.

3. “Eh, ormai. E’ troppo tardi per cambiare!”
Quando mi sono iscritta all’Università non avevo molto chiaro cosa volessi fare “da grande”. Ricordo molto bene che avevo scelto la facoltà per esclusione.
Avevo eliminato le facoltà con materie scientifiche e matematiche.
Mi sono sempre piaciute le materie umanistiche ma quando dicevo che stavo considerando Lettere, la prima cosa che mi veniva detta era “così non troverai mai lavoro”.
Amavo Storia dell’Arte ma a Milano, città più vicina a me come pendolare, non c’era la facoltà.
Ho scelto Scienze del Turismo attratta dal mondo dei viaggi (che è sempre stato un fil rouge nella mia vita) e dal fatto che tra gli esami c’erano antropologia culturale, storia dell’arte, psicologia e sociologia del turismo ed altre materie che mi attiravano molto.
Storia dell’Arte è arrivata a Milano l’anno dopo. Mi ricordo che quando l’ho saputo mi sono detta che era ormai troppo tardi, che avrei perso un anno, che sarei rimasta indietro. Oltretutto, con il pensiero limitante che non avrei trovato lavoro dopo.
Così sono rimasta nel mio corso di Laurea. Non ho mai trovato lavoro nel campo del turismo.
Forse non sarebbe cambiato molto, ma con il senno di poi, ammetto che vorrei tornare indietro alla me 18enne per dirle di scegliere quello che le risuona di più senza pensare troppo agli sbocchi futuri.
Perchè in fondo, se c’è una vera passione in quello che fai, allora sarà molto più probabile che tu riesca in quel campo.

Potrei andare avanti con tanti altri esempi, alcuni più attuali di altri.
Il punto è che, in ognuno di questi, il minimo comune denominatore è: quello che pensano gli altri. O meglio, quello che io immaginavo gli altri avrebbero pensato di me.

Ecco, forse la chiave per aprire quella prigione è proprio questa: liberarci dalla paura del giudizio e del pensiero degli altri.

Possiamo davvero prendere le redini del nostro potere personale e guidarci lungo la nostra strada che è lì, pronta per essere percorsa da noi, a nostro modo.

Spero che questo episodio possa aiutarti a riprendere in mano quello che è tuo e quello che è in tuo potere.

Senza giudizio verso di te e verso gli altri.

Con la libertà che ti meriti e con il potere personale di cui sei dotata.
E se senti di aver bisogno di una guida per iniziare tutto questo, sono qui per te.


Se hai piacere, scrivimi per raccontarmi la tua esperienza, sarò molto felice di leggerti.
Se hai voglia di chiacchierare, mi trovi su instagram qui.

E se pensi sia giunto il momento per te di avere una guida ed un supporto per il tuo nuovo inizio, clicca qui per prenotare la tua call conoscitiva gratuita.

Insieme potremo guardare alla tua situazione, capire se possiamo lavorare insieme e scegliere il percorso di coaching più adatto a te.


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Ascolta qui gli altri episodi del Podcast

Photo credit: Martina Vismara

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Ciao, sono Francesca, life business coach certificata. In questo blog ti racconto cos’è il coaching e cosa significa per me, condividendo strumenti e risorse per il cammino di ognuna di noi verso la versione migliore di se stessa.

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Mi chiamo Francesca e sono una life business coach online con una grande passione per i nuovi inizi. Accompagno le donne ad allineare il proprio business alla loro vera essenza, attingendo a talenti, passioni e valori.

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